2008 ALL'INSEGNA DELL'INCERTEZZA PER IL SETTORE DEL LUSSO
Per il settore del lusso il nuovo anno si avvicina all’insegna dell’incertezza.
Dagli USA, primo mercato di sbocco dei beni di lusso, arrivano venti di recessione: numerosi gli interrogativi degli analisti circa l’andamento futuro del comparto. Anche se l'arrivo dei consumatori dei mercati emergenti offre un filo di speranza alla prevista
flessione delle vendite americane.
La settimana appena trascorsa ha mostrato che l'indice del settore lusso, il World Luxury Index, ha subito una flessione significativa rispetto agli indici mondiali.
Dobbiamo però rilevare che i titoli seguono comportamenti diversi, tanto che assistiamo alla tenuta di titoli come Bulgari e Cristian Dior, oltre a una buona reazione di Burberry's dopo la discesa delle settimane scorse.
La recente rivalutazione del dollaro ha mitigato situazioni già negative per alcuni titoli quotati oltre oceano come Tiffany, Callaway e Ralph Lauren.
Le case d'affari hanno poi ridimensionato, valori alla mano, la redditività per il 2007 che dal 13% previsto come valore medio, aggrega invece i maggiori brand tra il 7% e il 9% y/y.
Lo studio di una di queste, Deutsche Bank, punta i riflettori sui target-price di Luxottica passato a 28,30 euro dal precedente 30 e rating buy; Tod's che passa a 55 da 58 con rating hold e Bulgari che passa a 9,40 dal precedente 10,50 con giudizio hold; infine Safilo che diventa 3,30 rispetto al precedente 4,10 con giudizio buy.
Come dicevamo all'inizio, tuttavia, una grande fetta di vendite è rappresentata proprio dai mercati emergenti, che stanno avanzando a ritmi sempre più elevati.
Pensiamo che, secondo alcune stime, il 56% del giro d’affari mondiale del lusso viene realizzato in Cina. Il Medio Oriente comprende un altro 5% e la sola Russia il 4%".
Non stupisce dunque come mai la frenata degli Stati Uniti, che al momento rappresenta il 16% delle vendite mondiale, non faccia più tanta paura. E si spiega tra l’altro il motivo per cui i maggiori gruppi del lusso stanno aprendo in questi mesi punti vendita nelle città più importanti di Cina, India, Arabia Saudita e Russia.
Dagli USA, primo mercato di sbocco dei beni di lusso, arrivano venti di recessione: numerosi gli interrogativi degli analisti circa l’andamento futuro del comparto. Anche se l'arrivo dei consumatori dei mercati emergenti offre un filo di speranza alla prevista

La settimana appena trascorsa ha mostrato che l'indice del settore lusso, il World Luxury Index, ha subito una flessione significativa rispetto agli indici mondiali.
Dobbiamo però rilevare che i titoli seguono comportamenti diversi, tanto che assistiamo alla tenuta di titoli come Bulgari e Cristian Dior, oltre a una buona reazione di Burberry's dopo la discesa delle settimane scorse.
La recente rivalutazione del dollaro ha mitigato situazioni già negative per alcuni titoli quotati oltre oceano come Tiffany, Callaway e Ralph Lauren.
Le case d'affari hanno poi ridimensionato, valori alla mano, la redditività per il 2007 che dal 13% previsto come valore medio, aggrega invece i maggiori brand tra il 7% e il 9% y/y.
Lo studio di una di queste, Deutsche Bank, punta i riflettori sui target-price di Luxottica passato a 28,30 euro dal precedente 30 e rating buy; Tod's che passa a 55 da 58 con rating hold e Bulgari che passa a 9,40 dal precedente 10,50 con giudizio hold; infine Safilo che diventa 3,30 rispetto al precedente 4,10 con giudizio buy.
Come dicevamo all'inizio, tuttavia, una grande fetta di vendite è rappresentata proprio dai mercati emergenti, che stanno avanzando a ritmi sempre più elevati.
Pensiamo che, secondo alcune stime, il 56% del giro d’affari mondiale del lusso viene realizzato in Cina. Il Medio Oriente comprende un altro 5% e la sola Russia il 4%".
Non stupisce dunque come mai la frenata degli Stati Uniti, che al momento rappresenta il 16% delle vendite mondiale, non faccia più tanta paura. E si spiega tra l’altro il motivo per cui i maggiori gruppi del lusso stanno aprendo in questi mesi punti vendita nelle città più importanti di Cina, India, Arabia Saudita e Russia.
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